Per sostenere il sistema di
pensioni ed evitare squilibri nel mercato del lavoro in Spagna,
alla luce della scarsa natalità e dell'invecchiamento della
popolazione, sarebbe necessario incorporare 24,6 milioni di
stranieri fino al 2053 per compensare l'aumento dei pensionati.
In pratica si tratterebbe di triplicare il flusso in arrivo di
10 milioni di immigrati (dei quali solo 7 milioni in età
lavorativa fra i 19 e i 65 anni) previsto dalle stime
dell'Istituto nazionale di Statistica. (Ine) nei prossimi tre
decenni.
Lo segnala la Banca di Spagna nel suo rapporto annuale, che
analizza la sostenibilità del sistema pensionistico, presentato
oggi a Madrid. Secondo 'l'Ageing Report 2024', l'ultima riforma
del sistema di pensioni, che garantisce fra l'altro
l'adeguamento delle prestazioni all'indice dei prezzi al
consumo, eleverà al 17,3% del Pil il peso delle pensioni nel
2050. Un aumento della spesa provocato ragioni demografiche e
per il così detto 'tasso di dipendenza', vale a dire il peso
della popolazione maggiore di 64 anni sulla popolazione totale.
Attualmente il tasso di dipendenza è di 27,2 punti, ma secondo
le previsioni demografiche dell'Eurostat, arriverà al 53,8% nel
2053. E perché si mantenga costante nei prossimi tre decenni,
sarebbe necessario triplicare l'aumento della popolazione
migrante in età lavorativa in almeno 24,6 milioni di persone.
Anche se, anche se l'incremento dei flussi migratori non
basterebbe a risolvere il problema, tenendo conto dei profilo
della popolazione immigrata, della quale l'80% non ha studi
universitari, e quelli invece richiesti dalle imprese in
un'economia in piena trasformazione verde e tecnologica.
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